Saggi critici
Dialoghi cosmici – dalla rivista “Effetto Arte” periodico trimestrale d’arte e cultura diretto da Paolo Levi, anno 6- N°2-aprile-giugno 2016
L’espressionismo astratto a cui approda Antonio Corbo, lontano dall’essere frutto di una casualità meccanica, descrive con accuratezza le onde emotive del suo inconscio, il cui moto caotico è dominato da una ricerca artistica estremamente complessa e ricca, di sicuro impatto estetico.
Corbo dipinge dagli anni Sessanta cimentandosi con diverse forme espressive: partendo dal figurativo, incentrato su tematiche sociali, oggi approda all’informale per descrivere la nascita dell’universo e le diverse forme di vita.
La scelta di questo linguaggio espressivo mira ad andare all’origine delle cose per coglierne il nucleo vitale,
la vera essenza. I suoi quadri oggi sembrano creare un parallelismo tra il cosmo ed il mondo interiore racchiuso nella sua anima: ogni colore segna il progressivo prendere forma di visioni intimistiche in un’incalzante successione segnica carica di vigore espressivo e di significati che sembrano rubati al mondo dei sogni.
Il colore descrive intricati labirinti, come in Nucleo, o bagliori, colature e sfumature sottili, come in Attività cosmica 2, che pervadono la superficie dell’opera a movimentare la composizione.
In ogni caso il movimento è centrale nel lavoro di Antonio Corbo: ogni quadro è animato da flussi energetici che svelano la paziente meticolosità del pittore, ma soprattutto la sua instancabile ricerca di equilibrio visivo, e infine la capacità di conferire alla tessitura compositiva un senso gioioso di libertà.
Emerge così tutta la bellezza dell’architettura segnica, ben premeditata, che organizza lo spazio pittorico in un ordito che supera i propri vincoli formali per trasformarsi nella rivelazione di un sogno riferito tramite segni, colori, e preziosi contrappunti di luci e ombre.
Colori e segni producono fermenti e variazioni ritmiche che, intrecciandosi, descrivono l’inedito connubio tra pittura e poesia che, da sempre, abita il lavoro dell’artista.
Sandro Serradifalco