Anni '60-'70
Gli anni Sessanta rappresentano per Antonio Corbo l’epoca degli esordi, il momento cruciale di consacrazione all’arte pittorica; la formazione non accademica gli ha permesso, alla luce di moderne considerazioni, un approccio alla creatività libero e disincantato, forse al riparo da quegli accademismi forzati legati al particolare momento storico-artistico di post-avanguardia. Le ricerche su variegate tipologie figurative vedono l’artista impegnato, specie nel primo periodo della sua attività, nel tentativo di intercettare tematiche vicine allo stadio espressivo-emotivo che lo caratterizza, raccordandole per mezzo di segni ed elementi riconoscibili attraverso il gesto ripetuto nella costruzione della forma. Sono queste le ragioni che spingono Corbo, in un primo momento, all’individuazione di temi connessi alla sfera storico-politica e sociale. L’immagine come forma di denuncia e l’allontanamento da una visione tradizionalista del bello – che si palesa per mezzo di una sfrontatezza segnica e cromatica – si legano con evidenza alla produzione espressionista e, nello specifico, alla tradizione grafica tedesca con rimandi diretti a Emil Nolde e Käthe Kollwitz. I lavori di questo periodo si rivelano rappresentativi di un accostamento di Corbo alle novità stilistiche del Realismo sociale con velati riferimenti a impianti iconografici di matrice più tradizionale. La partecipazione emotiva dell’artista è evidente in larga misura in tutte le opere di questo periodo: l’attenzione alla politica sociale è stata, da sempre, una peculiarità artistica di Corbo cui si affianca (o meglio, si sovrappone) la sua stessa vita privata. Antonio Corbo ha rivolto, fin dagli inizi degli anni Sessanta, grande attenzione ai fermenti politici del suo tempo con partecipazione attiva e diretta, come testimonia l’impegno condotto in ambito sindacale. Un evidente riscontro lo si avrà nella produzione di opere grafiche e manifesti – in occasione di congressi, convegni e anniversari – legata al mondo del lavoro che vedrà la sua massima espressione nel corso degli anni Ottanta. Tali aspetti segneranno la sua carriera artistica in misura incisiva, come evidenzia gran parte della sua produzione pittorica. L’attenzione rivolta agli ultimi, la condizione dell’uomo inteso come “animale sociale” e l’introspezione psicologica, guidano l’artista nella elaborazione di opere dichiaratamente ispirate a tali riflessioni la cui trasposizione pittorica segue andamenti sempre nuovi: l’impegno sociale di Corbo e la sua naturale predisposizione alla risoluzione di problematiche proprie di queste sfere, pare ricalcare l’impegno in una ricerca volta alla costruzione di una identità artistica definita e riconoscibile. Passione e realtà, questo è ciò che definisce la pittura di Antonio Corbo di questo periodo: una pittura di denuncia, vicina al linguaggio della gente, traducibile perché spinta da ideali e sentimenti comuni all’artista e al suo pubblico. Il vincolo emotivo di Corbo alla sua pittura sembra tendere ad una evoluzione formale, quanto iconografica, seguendo le logiche proprie di una riflessione personale e intimista. La sfera religiosa – tematica trasversale a tutti gli anni di produzione artistica – gioca un ruolo determinante, seppur mai ostentato o pedante, mentre la produzione grafica avviata con entusiasmo nel decennio precedente segue una naturale evoluzione negli anni a seguire, espandendosi a nuovi temi che resteranno cari all’artista anche in futuro. Alle rappresentazioni di figura, infatti, Corbo affianca una indagine puntuale sul paesaggio, avviando riflessioni e sperimentazioni tecniche capaci di condurlo a risultati volutamente diversificati nella percezione dello spazio ma accomunati, per buona sostanza, dall’analisi di un unico elemento capace di definirne la struttura: la luce. Il rapporto simbiotico di Corbo con la natura – in tutte le sue manifestazioni – prende il via proprio dalle opere di questo periodo e si caratterizza per la volontà dell’autore a volerne superare gli effetti realistici e celebrativi, concentrando studi e ponderazioni sulle azioni vibranti della materia nella definizione della forma. Da questo atteggiamento prendono vita scenari e ambientazioni molto diversi, caratterizzati da una trasposizione spontanea del dato naturalistico, dalla essenzialità delle strutture compositive e da una riduzione temporale nelle fasi di costruzione-esecuzione tipica, seppur acerba, della poetica astratta.
Silvia Valente
Preghiera della sera